Inutile stare qui a raccontarci storie: sappiamo benissimo che tutti noi professionisti/imprenditori siamo disperatamente, profondamente, irrimediabilmente disorganizzati. Non completamente, certo, tra noi c’è anche chi, per preservare le apparenze o perché particolarmente sensibile all’argomento, riesce ad essere più ordinato degli altri, ma si tratta spesso di un ordine che riguarda l’ambiente esterno.

Che ne è dell’ordine di ragionamenti, di idee e di pensieri?

Quanti di noi possono davvero dire di essere veramente organizzati, da ogni punto di vista?

Io sinceramente no, tu? Ecco, appunto.

Chi è il manager

Naturalmente qui non si chiede al manager di essere l’emblema dell’organizzazione, anche perché questo cozzerebbe nettamente con l’altra anima dell’imprenditore,  quella del sognatore-imprenditore, che invece è per sua natura caotica e spensierata. Diciamo che se il sognatore è un po’ come un bambino, che prende un giocattolo, lo usa per un po’, poi la lascia in giro, ne prende un altro e ricomincia a giocare… il manager è come la mamma che gli corre dietro, rimettendo in ordine tutto ciò che il bambino si lascia alle spalle.

Non è entusiasmante, non è divertente e di certo non è piacevole, ma qualcuno dovrà pur farlo, no?!

Anche perché se nessuno arrivasse a mettere un freno alla personalità del sognatore, riportandolo coi piedi per terra, mettendo un ordine alle sue idee e verificandone la reale fattibilità, il rischio sarebbe che tutto ciò che il sognatore pensa non venga mai realizzato. Si potrebbero creare dei circuiti autoreferenziali del tipo: “Ma che bella idea, capo! Tu sì che sei un genio!” …che però alla lunga non portano a dei risultati. Inoltre le persone intorno (collaboratori, fornitori, ecc.) potrebbero avere delle serie difficoltà a seguire il sognatore e le sue idee che cambiano continuamente.

Serve una mappa. Serve un navigatore (manager) che affianchi il capitano (sognatore) tracciando una rotta che colleghi il presente al futuro e permettendo all’intera impresa di giungere sana e salva a destinazione. Serve chi sappia leggere le correnti, prevedere i rischi e cogliere le opportunità in modo lucido e razionale.

 

Il ruolo del manager

Ecco, il ruolo del manager in termini assoluti è proprio questo: mantenere lo sguardo sul passato, cercare di capire cosa è andato bene e cosa no, correggere gli errori e gestire le risorse a disposizione per creare via via una struttura e dei processi collaudati, perfettamente economici, efficaci ed efficienti (infatti chi ha studiato economia e management avrà sentito ripetere questi tre termini come un mantra in quelle aule!).

Attenzione però a non lasciare il manager privo di stimoli e in balia di se stesso… potrebbe essere la fine della tua attività! Già, perché come è vero che il sognatore è incaricato di creare, il manager ha la funzione di analizzare e tagliare. Finché il sognatore gli fornisce abbastanza materiale su cui lavorare, tutti sono contenti ma cosa succede se il sognatore è assente?

Succede che il manager continua a tagliare, tagliare, tagliare, finché in mano non gli restano che le forbici. Non lo fa per cattiveria, semplicemente questo è il suo ruolo: si tratta di una figura estremamente critica verso l’esterno e irrefrenabilmente perfezionista. Non c’è granello di polvere, alone di opaco o oggetto fuori posto che possa sfuggire all’occhio attento del manager!

La seconda anima: il manager

Chi ha la personalità predominante da manager in genere è un esteta, molto critico vero gli altri, sempre attivo e con un forte orientamento al raggiungimento dei propri obiettivi. Si tratta di una persona che affronta a muso duro qualsiasi situazione (anche spiacevole) uscendone molto spesso vittoriosa, che riesce a rimanere calma anche sotto forti carichi di stress e che conosce bene la parola “sacrificio”.  Le altre persone in genere ammirano i manager per la loro forza e per la capacità di raggiungere i propri obiettivi ma spesso li trovano anche austeri, cinici e antipatici.

È per questo che agli imprenditori in fondo non piace molto essere anche dei manager: chi lo è spesso sviluppa questa personalità in modo totalizzante e rimane così attaccato a quel ruolo da arrivare a soffocare le altre due personalità. Chi non lo è invece fatica a sviluppare questa personalità perché la associa ad attività noiose, complicate e poco “utili” (come i compiti per casa, le pulizie, la tenuta dei libri contabili…), dunque preferisce dedicarsi ad altro. In entrambi i casi è molto difficile riuscire a tenere in piedi da solo un’attività.

Dunque se ti sei ritrovato perfettamente in queste descrizioni ti consiglio di prestare molta attenzione a come ti stai muovendo e magari di chiamarmi per fare una chiacchierata, senza impegno.

Certo, abbiamo detto che se al manager si riesce ad affiancare un sognatore le cose potrebbero migliorare sensibilmente, ma basta questo? Il duetto sognatore-manager forma di per sé una squadra vincente? Mi dispiace deluderti ma purtroppo no. Se lasciati soli quei due sono capaci di passare le giornate a immaginare nuove destinazioni e, su queste, costruire nuove rotte senza di fatto partire mai. Manca una terza figura che bilanci il tutto con una buona dose di praticità, umiltà e passione, che scopriremo nel prossimo articolo!

Mi raccomando, concedi al tuo manager interiore una vacanza di tanto in tanto, ma ricordati sempre poi di richiamare all’ordine quel rompiscatole (anche se non ne hai voglia) e rimetterlo a lavoro!

Clicca qui se vuoi iscriverti al blog per seguire i prossimi articoli.

Con affetto,

Valeria Pindilli 

Pocket Manager