Si sa, la vita del musicista in Italia non è mai stata così semplice, anzi: spesso è totalmente imprevedibile. Eppure, nonostante noi musicisti siamo sempre pronti a gestire gli imprevisti, non crederete mai a quello che mi è successo. Era un giorno come tanti, stavo suonando per le vie del centro, quando tra il piccolo pubblico raccolto intorno a me, riconobbi una faccia nota. Incredibile, era Seth Godin! Tante volte lo avevo visto online e avevo letto suoi articoli e libri ma mai avrei pensato di trovarmelo davanti così, in carne ed ossa.

Pensai subito che questa avrebbe potuto essere l’occasione della mia vita per parlare con un guru del marketing tra i più famosi al mondo e finalmente capire come rendere la mia piccola attività da musicista un vero business da star. Così finita l’esibizione mi avvicinai a parlargli e lo invitai a bere un caffè al bar di mia nonna, per parlare un po’ con calma. Con mia grande sorpresa lui accettò e così poco dopo ci trovammo seduti a un tavolino, nel locale ancora mezzo vuoto, con mia nonna ancora saldamente dietro al bancone, intenta a lavare e asciugare stoviglie.

Raccolsi allora il coraggio a due mani e, dopo aver fatto un bel respiro, iniziai a parlargli del mio sogno di diventare una rock star

 

Nonna: “Tsh, una rock star, fosse facile!”

…e non avevo messo in conto che mia nonna non sarebbe certo riuscita ad astenersi dal dire la sua! Stavo già morendo per l’imbarazzo, quando con mio grande stupore Seth iniziò a risponderle, innescando un dialogo che non avrei mai più dimenticato.

 

Seth: “Se fosse facile diventare una rock star, saremmo tutti delle rock star!”

Nonna: “E infatti chi si accontenta gode: è meglio avere il 50% di qualcosa che il 100% di niente… a proposito – disse, di nuovo rivolta a me – i concorsi pubblici li fai? Quando pensi di trovarti un posto fisso???”

Seth: “Quello che ci viene proposto è, a tutti gli effetti un baratto: scambiare la nostra solitudine con l’appartenenza alla massa e le nostre innate paure con uno stipendio sicuro. Possiamo barattare il nostro desiderio di qualcosa di grande con la sicurezza di sapere che qualcuno si prenderà cura di noi. In cambio ci chiedono di rinunciare alla nostra umanità.

Si tratta dunque di scegliere: essere invisibili, anonimi, prudenti e non esporci a critiche, oppure cogliere l’opportunità di essere grandi e unici, di essere una Mucca Viola.”

 

Le parole di Seth riuscirono a dare voce ai pensieri che avevo dentro di me da anni ma che non ero mai riuscito a tirare fuori, facendomi sentire subito compreso e sostenuto, almeno finché mia nonna non rispose, quasi interrompendolo.

Nonna: “Ma quale Mucca Viola e Mucca Viola?! Se vuoi viver cent’anni senza pene, prendi il mondo come viene, senti a me! E ricordati sempre che chi si loda si sbroda. Quindi – e qui si rivolse di nuovo a me – vedi di toglierti tutti quei grilli che hai per la testa, poi la gente mormora e fa pure bene: che a parlare male degli altri si fa peccato ma spesso si indovina!”

Colpito nel vivo, non riuscii a fare altro che chinare il capo, senza sapere che dire. Fortunatamente fu proprio Seth a cavarmi dall’impaccio.

 

Seth: “Siamo vissuti con una falsa convinzione: che le critiche siano motivo di fallimento. Fallisce chi ha progetti che non vengono mai criticati. Per superare il timore delle critiche dobbiamo imparare a non identificarci nel progetto. Le critiche dirette al progetto non sono dirette a noi.”

In quel preciso istante capii che anche se rischioso, il mio progetto meritava di essere vissuto fino in fondo. Sicuramente mi sarei esposto a critiche, errori e fallimenti, ma ne sarebbe comunque valsa la pena provarci, in ogni caso tutto ciò mi avrebbe lasciato dentro una grande esperienza, senza rimpianti.

 

Nonna:“Per carità, è bello essere giovani e avere dei progetti, sono tutte cose belle. Ma siete sicuri che andranno a buon fine?”

Seth: “Come si può prevedere quali idee sono destinate a fallire e quali garantiscono invece un ritorno sul duro lavoro necessario a lanciarle? La risposta è semplice: non lo si può fare.”

Nonna: “E allora che vi mettete a fare?! Con i se e con i ma, la storia non si fa… io dico che per queste cose chi risparmia i minuti, guadagna le ore! E poi, chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quello che lascia ma non quello che trova!”

Seth: “La cosa veramente rischiosa è essere prudenti. Anche a Icaro era stato detto di non volare né troppo in alto né troppo in basso. Ma nessuno gli aveva detto quale fosse l’altezza giusta. Esiste forse un manuale che illustri dov’è il giusto mezzo?”

Nonna: “Icaro chi?! Ragazzo mio, mentre cerchi il giusto mezzo, perché non mi dai una mano? Alla fine, la vita è come andare in bicicletta: per mantenere l’equilibrio devi muoverti!”

 

A questo punto, con mio grande stupore, Seth si alzò e senza dire una parola raggiunse mia nonna dietro al bancone, raccolse una spugnetta e iniziò ad aiutarla. Non capii subito cosa ciò volesse dire, ma d’un tratto, vedendoli lavorare uno di fianco all’altra… un esperto internazionale di business e un’anziana titolare di un baretto di città, dentro di me si accese una lampadina.

I tempi cambiano. Cambiano le persone e cambiano le idee. Ma lo spirito dell’imprenditoria rimarrà sempre e ovunque lo stesso: a un certo punto le chiacchiere e anche le divergenze di opinione vanno messe da parte, insieme alle insicurezze e alle manie di perfezionismo, e semplicemente bisogna rimboccarsi le maniche per iniziare a fare.

 


 

Con questo articolo così particolare per lo stile Pocket, frutto di pura fantasia, l’intenzione era di mettere a confronto in un dialogo, due mentalità molto diverse che oggi si scontrano continuamente in Italia: una tradizionale, figlia dell’esperienza e del sapere popolare, l’altra moderna e internazionale ma a volte percepita come lontana dalla nostra realtà. Un dialogo, aperto e schietto, in cui le parole di “Seth” sono le vere citazioni di Godin tratte dai suoi testi, mentre quelle della nonna non sono altro che proverbi e frasi note, che attraversano in lungo e in largo tutta la nostra nazione, caratterizzandone anche il pensiero.

L’obiettivo non era quello di far prevalere una delle due voci sull’altra ma di dare una possibilità di espressione a entrambe, perché c’è del vero in tutt’e due, in fondo. A voi, anzi, a noi imprenditori sta poi scegliere cosa trarre di utile da questo dialogo: se schierarci dalla parte della tradizione o quella dell’innovazione, o se non schierarci affatto. L’importante è non rimanere più in silenzio come il protagonista del nostro racconto, a osservare senza mai agire, ma trovare il coraggio di muoverci, anche rischiando e, nel farlo, di tirare finalmente fuori la nostra vera musica.

 

Con affetto,

Valeria e Silvia,

Pocket Manager