Avete presente quando coach, formatori, psicologi ecc. parlano di “auto-sabotaggi” e roba del genere? Ecco, personalmente faticavo un po’ a crederci, sembrava “l’uomo nero” del business, uno di quei paroloni che spesso poi nascondono dietro solo un bel polverone. Mi riusciva un po’ difficile capire in che modo la mente potesse auto-sabotarsi, mi sfuggiva il punto e lo scopo di tutto questo… almeno finché non mi sono andata direttamente a scontrare contro uno di questi cosi e ho capito che non solo esistono, ma sono pure comuni, fastidiosi ed infestanti come le zanzare. Altro che uomo nero! Questa è la storia di un auto-sabotaggio, che sono pronta a scommettere non sia solo mio ma, forse, un po’ anche tuo.

 

VOGLIO RISULTATI E LI VOGLIO ADESSO!

Ci sono momenti nella vita di qualsiasi persona in cui una cosa diventa predominante rispetto a qualsiasi altra: portare risultati. Che si tratti di generare utili, accrescere i follower sui social o qualsiasi altro obbiettivo ci si possa dare, prima o poi arriva inesorabilmente il momento di attivarsi per raggiungere il proprio scopo. Finito il tempo delle strategie, dei piani, delle valutazioni e dei test. Serve fare, serve fare bene e serve fare entro le scadenze stabilite, perché dal raggiungimento di quei risultati tanto attesi dipende tutto il successivo sviluppo dei propri progetti, di vita o di business che siano.

ANSIA.

In una sola parola questo è tutto ciò che si prova: Ansia. Ansia perché ci sono delle scadenze da rispettare, perché si vuol dare il meglio per ottenere il meglio, perché ci si gioca tutto: il futuro, l’autostima, la faccia e a volte anche il portafogli. Ansia. Tanta Ansia. Il bello è che tutta questa Ansia da un certo punto di vista è anche funzionale, perché ci tiene attivi e svegli, pronti ad impegnarci e fare quello che serve per ottenere quei risultati. Allo stesso punto però, Ansia genera Ansia, in una spirale decrescente che non solo risucchia le energie mentali come un buco nero ma che spesso porta le persone a demotivarsi, ad entrare in circoli di pensieri viziosi che legano mani e pieni e che spesso portano inesorabilmente a mollare, a volte prima ancora di aver davvero cominciato. Questa è “l’ansia da prestazione”: un ossimoro della mente, una leva che da una parte motiva ad agire e dall’altra blocca l’azione. Che farne, dunque? Tenerla come una cosa utile? Cestinarla? Distruggerla violentemente prima che sia lei a distruggere noi?

Riconoscendo questa doppia valenza dell’ansia, sia positiva che negativa, prima di bollarla definitivamente come inutile o dannosa, ho preferito prendermi del tempo per guardarla bene in faccia e capire da dove veniva e come funzionava. Nel mio caso, dentro quest’ansia ho trovato tre cose che mi dicevo e che mi facevano entrare sempre in quel loop auto-sabotante di cui vi accennavo:

  • “Non CREDO che i risultati arriveranno, non posso averne la certezza”
  • “Se non dovesse funzionare, sarà tutto uno SFORZO inutile, perderò solo tempo, soldi, energie…”
  • “Devo farcela: se i risultati che voglio non dovessero arrivare sarà tutta COLPA mia”

In realtà non avevo un reale motivo per pensarla così, perché ogni volta che nella mia vita mi sono impegnata per fare qualcosa è sempre servito, ma nonostante l’evidenza dei fatti, la mia mente continuava a ripetermi: non importa quante volte hai avuto successo in passato, questa può tranquillamente essere la volta in cui invece le cose non vanno. Come uscirne, allora? Ecco, questo è un tipico caso in cui parlare con un coach può davvero fare la differenza, e in questo @Eva Berger è stata bravissima. In un’oretta di lavoro abbiamo cercato di capire cosa stesse dietro tutte quelle brutte cose che mi dicevo e le abbiamo smontate un pezzo dopo l’altro. Ecco come:

OTTENERE DEI RISULTATI È SEMPLICE, DEVE ESSERLO

“Non CREDO che i risultati arriveranno, non posso averne la certezza”

Ma dai! Il mondo in cui viviamo è così ricco di opportunità, che temere di non ottenere dei risultati utili è un po’ come vivere in un orto pieni di verdura, ortaggi ed alberi da frutta e temere di morire di fame: impossibile. Se succede può essere solo perché:

  1. Hai settato male gli obbiettivi, stai cercando di avere qualcosa di diverso da ciò che realmente ti serve, ti potrebbe essere d’aiuto ed è alla tua portata (almeno per oggi);
  2. Non sai cosa, tra tutte le opportunità che ti circondano potrebbe realmente fare al caso tuo;
  3. Non sai come cogliere quelle opportunità, che risiedono stabilmente a un passo da te;

In tutti e tre i casi il problema non è che davvero non ci sono delle opportunità, è solo che stai sbagliando qualcosa nel modo in cui vedi e pensi le cose, ma basta cambiare per un momento prospettiva ed ecco che il mondo si rivela per quello che potenzialmente potrebbe essere: un luogo ricco di opportunità per tutti e sì, anche per te, se sai come guardare. Ottenere dei risultati non deve essere una cosa difficile quindi, anzi, tutto il contrario: è semplice come allungare una mano e cogliere un frutto maturo. DEVE essere una cosa semplice, se non lo è, significa solo che stai guardando le cose nel modo sbagliato. Perché non provi a cambiare prospettiva?

SEMINARE NON È MAI UNO SFORZO INUTILE

“Se non dovesse funzionare, sarà tutto uno SFORZO inutile, perderò solo tempo, soldi, energie…”

Davvero? Ogni volta che ti impegni per cambiare qualcosa della tua vita in positivo, che si tratti di smettere di fumare, di iniziare una dieta, di imparare una nuova lingua o a suonare uno strumento o di qualsiasi altra cosa, è come se tu stessi gettando il seme di ciò che vorresti. Non è mai semplice, anzi. All’inizio si fa una fatica immane già solo per preparare il campo: serve dissodare il terreno, buttare via un sacco di pietre inutili e scavare solchi profondi. Tutto questo prima ancora di anche solo piantare il seme nel terreno. E poi bisogna attendere ed annaffiare, annaffiare e attendere, pregando che nessun insetto, batterio o intemperie decida di mettersi tra te e il tuo raccolto. Ci vuole una fiducia immane e tanta pazienza. Oggi non siamo più abituati a coltivare, vogliamo tutti risultati subito e a volte dimentichiamo un concetto fondamentale: seminare non è mai uno sforzo inutile. Lasciarsi fermare dalla paura di non riuscire significa rinunciare in partenza a qualsiasi possibilità di successo. Significa lasciare il campo incolto e non vedere MAI, mai un frutto crescere su quella terra. Significa arrendersi prima ancora di cominciare. Seminare è l’unico modo per poter poi raccogliere i frutti del proprio lavoro, frutti sani e belli, guadagnati senza scorciatoie e che continueranno ad arrivare nel tempo. Inoltre, se anche il raccolto non dovesse arrivare come previsto, già solo l’atto di seminare ti avrà comunque insegnato qualcosa e avrà preparato sia te che il terreno alla prossima stagione, ad un raccolto che a questo punto non potrebbe che essere ancora più ricco del precedente. Tanto vale cominciare, dunque, no? Non può fare più male che non tentare affatto.

SEI RESPONSABILE SOLO DEL 99% DEI RISULTATI CHE RAGGIUNGI

“Devo farcela: se i risultati che voglio non dovessero arrivare sarà tutta COLPA mia”

Anche no! In qualsiasi impresa si decida di imbarcarsi, c’è sempre una parte di fattori interni di successo che è possibile controllare e gestire e una parte di fattori che invece sono esterni, spesso casuali e comunque fuori dal nostro controllo. Nonostante questo sia palese e sotto gli occhi di tutti, per qualche motivo quando poi decidiamo di fare una cosa ci addossiamo sempre il 100% delle responsabilità del raggiungimento del risultato, o almeno io facevo così. Ammirevole, sotto qualche punto di vista, perché porta ad assumersi le proprie responsabilità ed attivarsi per far le cose per bene… anche profondamente sbagliato, però, perché ci carica sulle spalle un peso enorme fatto di sensi di colpa e di necessità inutili e di fatto senza senso. Bisognerebbe invece semplicemente prendere atto di una cosa: che quando decidiamo di imbarcarci in un’impresa, anche in quella in cui abbiamo il potere di controllare quasi ogni fattore di successo, ci sarà sempre almeno un 1% di influenza legata a fattori esterni, al fattore “C” di “C…aso”.

Dunque inutile caricarsi sulle spalle tutte le responsabilità: noi siamo responsabili solo di alzarci dal divano e fare del nostro meglio, con tutti i mezzi che sono a nostra disposizione, per far funzionare le cose e per prepararci al meglio ad accogliere a braccia aperte i risultati che desideriamo ottenere. Fatto questo, l’unica cosa che resterà da fare sarà sedersi di nuovo con fiducia e lasciar agire il caso, o il destino o la divina provvidenza che dir si voglia. Tanto se avrai già sbrogliato per conto tuo il 99% del gomitolo, non sarà nel restante 1% che troverai un nodo e anche se ci fosse beh… sarà comunque più semplice da sciogliere di quanto non sia stato srotolare il resto del gomitolo, cosa che avrai già fatto!

 

Questa è la storia di un mio auto-sabotaggio, uno come tanti. Uno che però racconta molto di come tanti professionisti ed imprenditori vivono il raggiungimento dei propri obbiettivi e di come, a volte, perdonarsi, permettersi di provare, permettersi anche di sbagliare e, soprattutto, permettersi di riuscire, sia l’unica cosa che può fare davvero la differenza. Basta accusarsi, allora, e basta assumersi tutte le responsabilità di questo mondo. Siamo responsabili solo del 99% del raggiungimento dei nostri risultati e ottenere quei risultati è semplice, deve esserlo, se non lo è… forse basta solo cambiare modo di vedere le cose. Mal che vada, basta ricordare infine che seminare non è mai uno sforzo inutile.

 

Con affetto,

Valeria Pindilli
Pocket Manager